OGGETTO: Testi in inglese? No grazie!
Entro nel merito dell'interessante discussione aperta da Luca. Dopo un'attenta riflessione, l'idea che mi sono fatto sull'argomento è fortemente controcorrente rispetto al giudizio di chi già ha risposto.
Il Claudio degli ultimi anni, per sua stessa ammissione, compone prima le musiche e solo in un secondo momento intercala le parole, mai scontate e, sicuramente, ricercate; la cosa potrebbe apparire insignificante ma, invece, è esplicativa del suo modo di concepire la sua stessa arte: egli "traduce" gli stimoli, che lo inducono a creare, direttamente in musica, perché in essa trova un mezzo espressivo che, potente e veloce, "registri" le sue sensazioni. Le ultime canzoni hanno una componente musicale complessa ed estremamente comunicativa, quindi sicuramente rappresentativa dell'idea iniziale che l'ha generata. Le parole, dense di sottigliezze letterarie e fonetiche, hanno la loro importanza, ma spesso, e ancor più nelle ultime produzioni, sono talmente in simbiosi con il contesto musicale che assieme generano una forza comunicativa a dir poco unica, che va oltre ogni palese
significato, ed è capace di "solleticare" l'immaginario anche di chi l'Italiano non conosce.
Penso che la forza di un vero artista sia quella di solcare ogni barriera, sia essa linguistica, culturale o stilistica, e penso che Claudio abbia una vera opportunità, ora, di andare veramente "oltre"; se decidesse di farlo io sarò con lui, perché metterebbe in atto un processo di confronto aperto con il panorama musicale mondiale, che lo porterebbe, al di la dei facili consensi, ad una crescita artistica.
Per riprendere l'esempio di Luca, credo che geni della letteratura come Dante vanno senz'altro tradotti in più lingue possibili, perché quello che ha scritto è un bene dell'umanità intera, e non solo degli italiani. Se i primi traduttori si fossero fermati davanti alle difficoltà della resa lessica in altra lingua, Dante non sarebbe mai divenuto il poeta preferito dagli inglesi (da come risulta da un recente sondaggio) offuscando persino il beniamino di casa Skakespeare, ma sarebbe rimasto vincolato alle soffocanti "mura domestiche". Gli studiosi che, conosciuto Dante in virtù delle numerose traduzioni, si sono incuriositi sino ad approfondire la
magnificenza dei suoi versi, hanno dovuto studiare l'italiano, a tutto vantaggio della diffusione della nostra lingua in ambiente letterario. Sicuramente è una sfida, e dura, ma io ci credo...
ombra
"...battiti combattiti / che sia sconfitta o sia vittoria / che sia disfatta o sia tutta gloria / in questa via / dove si gioca la partita / che noi combatteremo fino / all'ultima vita / all'ultimo omino..."
Il Claudio degli ultimi anni, per sua stessa ammissione, compone prima le musiche e solo in un secondo momento intercala le parole, mai scontate e, sicuramente, ricercate; la cosa potrebbe apparire insignificante ma, invece, è esplicativa del suo modo di concepire la sua stessa arte: egli "traduce" gli stimoli, che lo inducono a creare, direttamente in musica, perché in essa trova un mezzo espressivo che, potente e veloce, "registri" le sue sensazioni. Le ultime canzoni hanno una componente musicale complessa ed estremamente comunicativa, quindi sicuramente rappresentativa dell'idea iniziale che l'ha generata. Le parole, dense di sottigliezze letterarie e fonetiche, hanno la loro importanza, ma spesso, e ancor più nelle ultime produzioni, sono talmente in simbiosi con il contesto musicale che assieme generano una forza comunicativa a dir poco unica, che va oltre ogni palese
significato, ed è capace di "solleticare" l'immaginario anche di chi l'Italiano non conosce.
Penso che la forza di un vero artista sia quella di solcare ogni barriera, sia essa linguistica, culturale o stilistica, e penso che Claudio abbia una vera opportunità, ora, di andare veramente "oltre"; se decidesse di farlo io sarò con lui, perché metterebbe in atto un processo di confronto aperto con il panorama musicale mondiale, che lo porterebbe, al di la dei facili consensi, ad una crescita artistica.
Per riprendere l'esempio di Luca, credo che geni della letteratura come Dante vanno senz'altro tradotti in più lingue possibili, perché quello che ha scritto è un bene dell'umanità intera, e non solo degli italiani. Se i primi traduttori si fossero fermati davanti alle difficoltà della resa lessica in altra lingua, Dante non sarebbe mai divenuto il poeta preferito dagli inglesi (da come risulta da un recente sondaggio) offuscando persino il beniamino di casa Skakespeare, ma sarebbe rimasto vincolato alle soffocanti "mura domestiche". Gli studiosi che, conosciuto Dante in virtù delle numerose traduzioni, si sono incuriositi sino ad approfondire la
magnificenza dei suoi versi, hanno dovuto studiare l'italiano, a tutto vantaggio della diffusione della nostra lingua in ambiente letterario. Sicuramente è una sfida, e dura, ma io ci credo...
ombra
"...battiti combattiti / che sia sconfitta o sia vittoria / che sia disfatta o sia tutta gloria / in questa via / dove si gioca la partita / che noi combatteremo fino / all'ultima vita / all'ultimo omino..."
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