Sunday, May 07, 2000

domenica 7 maggio 2000 21.22 – Mail a: <>
OGGETTO: Evocazioni.


Caro <>,
sono iscritto a "Reginell@", e da li spesso ho letto delle tue e-mail, ora ho un dubbio che sotto riporto. Ti sarei grato per una risposta, impegni permettendo...

In un saggio che, già nel titolo, ambisce a fornire una definizione di musica, trovo delle considerazioni diffuse tra i musicisti, o esperti, secondo cui gli "utenti profani" stravolgono il significato proprio dell'atto creativo, caricando la composizione di significati mai voluti dall'autore, che trova emozioni, immagini e associazioni di idee assolutamente soggettive, quindi poco rappresentative della qualità reale.
Il concetto di fondo mi vede concorde, in quanto la capacità di "tradurre" la musica è strettamente dipendente dal personale grado di alfabetizzazione, che, se non supportato da precisi codici di riferimento, porta a divagazioni poco analitiche; se si aggiungono componenti come il gusto, la moda ed contesto culturale, il risultato è che l'artista fornisce solamente una traccia iniziale, modificata a piacimento dall'ascoltatore.
La cosa che poco mi convince, nel saggio in questione, è che la capacità evocativa della musica viene sintetizzata come sottoprodotto della stessa, e non come intento finale; la musica, quindi, scaturisce solamente dall'arte della combinazione armonica.
Mi chiedo, allora, la musica è il fine ultimo o un mezzo attraverso il quale l'uomo rappresenta i propri sentimenti?

Manilo.

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