Sunday, May 14, 2000

domenica 14 maggio 2000 12.00 – Mail a: Reginella
OGGETTO: Re: Viaggio/tempo...tra ipercinesi e immortalità...


Mio padre partiva per viaggi regolari di interi mesi, per poi tornare a casa sole poche settimane; la durata di ogni viaggio di mio nonno era d'un paio d'anni, dove la meta, stranamente, non era l'ultima tappa del percorso di
andata ma,bensì, l'ultima del ritorno, cioè la propria casa.
Il viaggio lo si può intendere secondo mille accezioni diverse, come lavoro, diletto, passione, sacrificio, o come erranza e smarrimento, ognuna di queste condizioni racchiude un modo diverso di viverlo, che può trasformarlo in un sogno allettante come, invece, in un incubo.
Penso che Claudio è molto preciso nelle descrizioni, e non è un caso che non definisca il contesto in cui parte, si evolve, e approda il viaggiatore. Nei suoi testi ritroviamo, stilizzato, l'icona di un percorso dello spirito e della mente piuttosto che del corpo, il cui "tappeto"  è il tempo e non lo spazio; una sorta di riscoperta, quindi, della propria memoria storica che, attraverso l'esplorazione del passato, lo porti verso un futuro in cui possa ritrovare se stesso, cosciente che "non è importante dove si arriva, piuttosto che si possa viaggiare".
Buona parte della forza dell'uomo, nei confronti resto del "creato", deriva dall'ipercinesi dell'evoluzione del suo pensiero, che lo rende pronto a rimettersi in discussione, affinché, plasmando il proprio approccio con le cose, le cose non lo cambino, almeno nel suo vero "io", la "personalità" insita in lui.
L'uomo crea la concezione del tempo affinché possa descrivere il proprio cammino, l'uomo stesso - Claudio - attraverso il viaggio "controlla" le sinuosità del tempo raggiungendo la più ambita delle mete, l'mmortalità della sua essenza, vagante, ed eterna, energia dell'universo.

ombra

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