Monday, April 17, 2000

lunedì 17 aprile 2000 23.58 - A baglioniml@egroups.com
Oggetto: Sogni


"...gli uomini che pensano si stancano di tutto, perché tutto cambia. Gli uomini che passano lo provano, perché cambiano assieme a tutto..."
F.P.
"...le cose stan cambiando mentre ci cambiano..."
C.B.
"...Perché non potrebbe essere l'unica cosa reale in tutto questo, il marinaio, e noi e tutto il resto solo un suo sogno?..."
F.P.
"...navigai nel grande calice del sonno e del mistero e pensai che potremmo essere sogni di qualcuno chissà mai noi tante tessere di un firmamento bruno..."
C.B.

Ascoltando VSCDT mi è sembrato subito chiaro che la stesura dei testi era somigliante alla struttura di un labirinto dall'andamento a spirale; visioni contorte, dense di atmosfere tendente al mistico, ricamano quasi ogni passo, conferendo a tutto l'assieme una potenza espressiva tipicamente simbolista.

Memore degli incalzanti toni lirici di Fernando Pessoa, riesumo, dallo strato di polvere sovrastante, un suo scritto celebre: "Il marinaio". Le analogie sono tante, e, di queste, sopra ne ho riportate solo un paio; non ci è dato sapere se Claudio abbia affinato dei concetti molto simili, o se si sia direttamente ispirato a loro.

La dicotomia tra "apparenza illusoria" - tutto ciò che fa parte del "nostro mondo", visto attraverso le convenzioni - e "verità occulta" - la realtà assoluta, occulta in quanto non assimilabile - è motivo di travaglio interiore sia per Claudio che per Pessoa; entrambi tentano di sfuggire all'oblio attraverso il sogno, o il viaggio di cui a tratti è metafora; quindi ritornano alla vita riappropriandosi del proprio destino.

Se la memoria non mi tradisce, Claudio ha scritto una canzone dal titolo "Annabel Lee", ispirandosi ad una poesia di Edgar Allan Poe, di cui lo stesso Pessoa è un attento estimatore e traduttore; insomma gli elementi ci sono, e mi portano a pensare che il viaggio stilizzato nelle canzoni di VSCDT sia rivolto alla riscoperta del passato. Il viaggio verticale è capace di far riemergere le orme precedentemente lasciate, scavalcando l'occlusione che il raggio di curvatura della terra oppone alla nostra vista, ridonando ai nostri trascorsi nuova luce.

Le musiche abbinate ai testi, poi, altro non sono che l'applicazione di quelle "filosofia" in campo sonoro; la riscoperta della "vecchia" tecnica contrappuntistica, e la trasposizione in chiave "moderna", rimarcano la simbologia di "orizzonti" nuovi, in quanto visti nell'assieme verticale.
Scusate per i miei sproloqui notturni, ma ciò è quello che ho visto, o piuttosto sarebbe meglio dire sentito e letto.

Un saluto a tutta la lista.

"Forse si muore perché non si sogna abbastanza..."
F.P.

ombra

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