Monday, May 21, 2007

Questo blog è stato aperto nel 2002 da Manilo poco dopo il primo ombra.blogspot.com con il titolo che vedete e un unico post.

Manilo non c'è più dal 28 Aprile 2007.

Questo spazio è ora utilizzato per ricordarlo, attraverso le parole dei suoi scritti che non fanno parte (se non in minima parte) del suo blog ufficiale: Presti siamo nella pioggia.



Aggiornamenti:

- Scritti pubblicati al 09/03/2008: n° 129
- Ultima Pubblicazione Scritto del: 27 Luglio 2006




Il brano "Ricordare" da "Una pura formalità" di Giuseppe Tornatore, lo potete ascoltare qui.

Ricordare, ricordare
è come un po' morire
tu adesso lo sai
perché tutto ritorna
anche se non vuoi.

E scordare, e scordare
è più difficile
ora sai che è più difficile
se vuoi ricominciare.

Ricordare, ricordare
come un tuffo in fondo al mare
Ricordare, ricordare
quel che c'è da cancellare.

E scordare e scordare
è che perdi cose care
e scordare e scordare
finiranno gioie rare.

E scordare e scordare
è che perdi cose care.

Ricordare, ricordare
è come un po' morire
tu adesso lo sai
perché tutto ritorna
anche se non vuoi.

E scordare, e scordare
è più difficile
ora sai che è più difficile
se vuoi ricominciare.

Ricordare, ricordare
come un tuffo in fondo al mare
Ricordare, ricordare
quel che c'è da cancellare.

E scordare e scordare
è che perdi cose care
e scordare e scordare
finiranno gioie rare.


Thursday, February 22, 2007

L'Ultima mail scritta da Manilo
Febbraio 2007


Cara <>,

Gli sms, pur essendo un formidabile mezzo espressivo, pongono dei limiti evidenti. Non sempre in poche righe si possono condensare pensieri ampi portatori di sentimenti, in questi casi la capacità di sintesi deve cedere il passo all'evidenza. L'ideale sarebbe poter parlare di persona, riuscendo a riunire il nostro gruppo eccezionale; ricordi il viaggio per M.? Tutti diversi, tutti immersi nei nostri pensieri, e poi, istante dopo istante, quel affiatamento che ci ha reso unici. Era solidarietà per la malattia che ci accomunava? Forse, ma non era, non poteva essere, solo quello. A volte me lo chiedo, ma forse è giusto che le cose importanti rimangono avvolte da un sottile velo di mistero.

Da qualche tempo sto imparando molto; in realtà, però, non mi sembra mai abbastanza. A volte penso di rimanere a vita con i miei vezzi, i miei difetti, l'egoismo che mi governa. Hai mai la sensazione di raggiungere dei risultati, e poi con il volgere di pochi giorni di tornare indietro? Immagina un eterno ed indefinito gioco dell'oca, contorto e senza fine.

Da un po' di tempo sento l'esigenza di isolarmi e avvolgermi di silenzio. Un bisogno della mente, ma anche fisico. A volte, a casa, sperdo lo sguardo nel vuoto e rimango in tale posa statica per decine di minuti. Assisto ad un film che scorre, in cui i pensieri si avviluppano senza via d'uscita. Rivedo il passato, gli errori, a come ho vissuto.

Il problema non sta nella malattia, se non nell'accentuazione di certi caratteri. In fondo sono stato sempre così, da quando ho ricordo delle mie prime azioni. E' un mistero capire cosa ci muove e segna,cosa ci rende quello che siamo, chissà. Ci ritroviamo in uno stato e restiamo in bilico tra accettarci o mutarci. Questo è quello che sento.

Mi dici che sono coraggioso; non so, forse il risultato finale è quello, ma non lo sono per merito, forse solo per istinto. Come una belva ferita, sento in me stesso (come un primordiale codice di programmazione) qual è la direzione da intraprendere. Ma più spesso avverto qual è quella da non perseguire, poi scelgo per esclusione. Questo non è solo un dettaglio, perché non la nobiltà del coraggioso. Quando parlo, o scrivo, tutti mi sentono forte e determinato, ma questa, <>, è solo una maschera, una livrea che non riesco a scollare da me. Devo dissimulare ogni cosa, lo devo fare sempre, nessuno deve sapere che soffro, che sono debole; ma capisci <>, DEVO, non voglio. Per questo nel passato ho sentito rivolgermi parole affilate come lame, che mi hanno lancinato l'anima. Ma come posso biasimare persone che mi vedono così "freddo" e che arrivano frettolosamente alle conclusioni?

Vivo quasi una vita interna,diversa da quella pubblica, presente oltre la corazza. Anche [omissis] spesso mi dice che sono un paziente adatto alla NMG per la determinazione delle scelte. Io so solo i motivi che mi hanno allontanato dalla medicina ufficiale, per il resto ogni giorno ho bisogno di conferme, di essere seguito. Così è nato, credo, l'ennesimo equivoco. Ora ho un cancro ai polmoni e sento [omissis] tranquillo, eccessivamente sicuro nelle deduzioni.

Però ho ancora il ricordo bruciante di "Agosto al mare", ricordi? Te ne ho parlato. E prima ancora il [omissis] che mi diceva "stai tranquillo, va tutto bene", e questo per mesi; e io che l'ho seguito fino alla rovina.

Mi sento stanco, indurito da tutte queste esperienze. Vorrei non pensare, fermarmi nell'indefinito. Vorrei che tutto fosse finito, qualunque cosa possa voler dire questa fine; ma che sia fine una volta per tutte. Si lo so, ci sono i bimbi, c'è Eva; te l'ho detto, non sono così eroico come sembro.

Mi sento così inetto nell'aiutare me stesso, che non posso essere che d'intralcio per gli altri.

Non mi fermo, certo; come un fondista consumato che ha trovato il suo ritmo. Ma è solo istinto, forse indole. Niente più di questo.

Tutto questo mentre divampano le polemiche tra [omissis], Hamer, una certa [omissis]
e non so chi altri. Non so se hai seguito la vicenda; qualcosa mi ha detto omissis], altro l'ho letto nel forum di Beppe Grillo ed in ultimo mi è arrivata, attraverso la mailing list, l'e-mail di [omissis] che alla fine si dice dimissionario. Di fatto il Dr. Hamer ha sfiduciato [omissis], e per caduta [omissis]. In questo momento il Dr. Hamer ha sospeso la fornitura di testi sulla NMG (dal 2005 infatti non si stampano più in Italia) e in Italia non c'è più una rappresentazione legittima.

Che tristezza, sento il sapore di un sogno rovinato; beghe e maldicenze contro il perseguimento d'un disegno comune, a cui credo ancora con forza.

Vorrei avere la tua purezza e il sostegno che ti deriva dalla fede. Nei giorni in cui sarai da Hamer ti starò vicino con tutto me stesso, più del solito. Spero veramente che tu possa trovare le risposte che cerchi. Sicuramente sei nelle mani migliori che uomo possa avere: quelle di Hamer, verso cui nutro un affetto incredibile.

Vai <>, vola verso il tuo futuro che sento splendido.

Manilo

Wednesday, October 11, 2006

mercoledì 11 ottobre 2006 12.52 - A: <>
Oggetto: Un istante.


Quando ieri sono tornato a casa, ero veramente molto stanco. Anche peggio: non connettevo.

La rotazione della terra a volte mi appare come una metafora: se non ti adegui sei fuori.

Del mio lavoro non c'è molto da dire. Lo vedo come una somma di idee che portano ad un risultato, nulla più.

Così la mattina scelgo la strada più lunga per arrivare, quella che mi fa vedere più verde e meno auto. Quella in cui ci sono soventi curve, in cui tra le rughe dell'asfalto qualche pianta, o dell'erba, approfitta di granelli di terra per affondare le radici.
L'ultimo tratto scorre alle pendici esposte a ponente di un colle. Da un lato scorgo roccia e arbusti, dall'altro gli argini del Retrone; torrente capriccioso e viziato dalle acque padane. Tra i volteggi del suo letto, quando s'affacciano i primi freddi d'autunno, alle prime luci dei giorni sereni, appaioni foschie uniche .Come un uomo di bassa statura, le nebbie rimangono sospese a mezz'aria, sotto la linea d'occhi di qualunque provvido campiere. Tra i verdi e gli scoli d'acque, lo spettacolo di silenzio nelle ovatte di bianco si ripresenta come miracolo.
Lascierei l'auto se potessi, in un bordo che non esiste perchè fagocitato dai canali di scolo.

Immagini, <>, l'assaporare gli odori pregni di terra e nebbie. E poi chinarsi negli abissi delle foschie, per svanire solo un istante.

Manilo

Friday, September 15, 2006

15 Settembre 2006

Fardelli.

Animo,
fuggi
dal corpo galeotto
di sbarre limacciose;
traccia valichi
e frontiere,
sottrai seguito
all’aspro ingurgito
di foglie secche
e terra di fiele.

Pensiero,
migra
fra flutti franti
di mare ignaro
ai piè di quel faro
dove ardono
canicole di parole
e spume d’acque.

Drenate
le torri infedeli
di fardelli verticali,
spioveranno all’unisono
corrispondenze.

Mai più alterchi.

Manilo Busalacchi

Thursday, August 03, 2006

3 Agosto 2006

Figlio.

Il raggio
m’osservi!
ch’io figlio
scivolai
tra rene
di sale
d’arene
d’acque
profonde
d’ombre
di piogge
peste.

Manilo Busalacchi

Monday, July 24, 2006

ONDA

Perchè si scrive?


Cosa ci spinge a scrivere, quando si vive assieme e basterebbe proferire parola?

Ci ho pensato; i motivi più evidenti riguardano l'impossibilità di cogliere l'attimo, oppure la difficoltà intrinseca degli argomenti. Ma non è così, ci sono cose che riguardano il nostro "io" più recondito. Non è semplice esporre il proprio essere, per chi - come me - lo ha sempre curato, con soventi panni freddi sulla fronte per mitigarne gli effetti febricitanti. Scrivo, ora, perchè altrimenti non saprei fare. Altra opportunità, poi, non m'è data.

Ci sono errori che si riportano dal passato, e sembra impossibile scongiurarli nel futuro divenuto presente. Mi rendo conto che ho vissuto ai limiti delle convenzioni; da un lato l'esigenza irrinunciabile di essere coerente con il mio modo d'essere, per quanto singolare ed ostico possa essere. Dall'altra parte il bisogno di seguire le regole comuni, con tutti i retaggi annessi. Nel tempo, sono aumentati i motivi per accettare certe regole, chiaramente non scritte, e allora le ho sentite più naturali. Mi riferisco, chiaramente, alla presenza di Lidia e Nicolò e, non ultima, tua.
Siete i tre affetti, le tre persone, più importanti in assoluto. Senza termine di confronto con il resto.
La vita, però, non è una linea perfetta ed intenzionale; vieni messo in discussione ogni istante, nella molteplicità delle tue funzioni. Voglio dire che mi sento incapace di dare tutto l'apporto - a trecentosessantagradi - ai nostri bimbi e a te. A volte sembra semplice, e sicuramente lo è, ma c'è qualcosa che mi distrae. E come tutte le cose immateriali, inconsistenti, è complesso individuarle e dominarle. Forse è un continuo conflitto - ma non in senso hameriano, ovviamente - tra la mia parte estrosa, da molti ritenuta egoistica, e l'abbandono totali ai sentimenti: a voi tre.

Paura di fallire, o di soffrire. Chissà, forse tutto questo, o niente.

In questo momento, per gli evidenti motivi, mi da notevolmente fastidio il dover pesare sugli altri: tu per prima, poi i miei, mio fratello etc.
Mi strugge avvertire quest'aria di grigiore scomposto, questa palpabile tensione ed insoddisfazione. Per questo vorrei essere leggero, ed evanescente, come l'aria.

Bada, non mi servono parole per lenire questa sensazione che mi annichilisce più del male, che invece ho imparata ad assorbire e a metabolizzare. Sono profondamente convinto che certe cose dovrebbero scorrere come olio in rivoli, o disseccarsi al sole all'istante.

Ognuno nasce con il proprio "life motive", e non c'è Fato o destino che tenga, perchè lì gli artefici ignari siamo noi stessi.

Per questo, credo, mi vedi come assente; come un cancro in fase di riparazione. Incapsulato ed isolato nella mia sfera; per rivendicare il diritto all'esistenza in quanto tale - ineluttabilmente indotto dall'istinto ancestrale-, ma anche per non invadere il resto dell'organismo.

Per noi umani a volte basterebbe una sola parola, laddove un cristallo invece interrompe ogni onda. Tra le quali, la sonora.


Manilo, 24/07/2006

Thursday, September 01, 2005

1 Settembre 2005 15.19 - A: <>
Oggetto: Un istante.


Burbero io?

Sicuramente; non è una novità. Ma sai bene, perchè tu lo sai, che di base c'è solo, o molto, un modo d'essere rivendicato.

Amo la liquirizia calabra del versante ionico, assolutamente pura. E non basta, dev'essere Amarelli; la migliore. Adoro il cioccolato, ma non il comune; quello modicano, che gli spagnoli portarono in sicilia ereditandolo a loro volta dai messicani che lo ebbero tramandato dagli aztechi. Sottigliezze, preziosismi? Non credo.

Qual'è la particolarità? E' concato ad una temperatura in nessun caso superiore ai 45°c, per cui lo zucchero non si liquefà e le caratteristiche organolettiche rimangono intatte. E' eccezionale, ma i modicani, come il resto del mondo, ignaro, lo ritiene non buono, data l'incapacità culturale di assaporare l'antenato dell'attuale, quanto industriale, cioccolato. Il massimo sarebbe la cioccolata "salata", o meglio non dolce, progenitrice d'ogni altro cioccolato. si tramanda nella contea modicana, che i nobili ne bevessero svariate tazze (perchè in origine era liquido) per allietarne gli incontri.

I primi uomini mai avrebbero pensato che la loro bevanda a base di fave di cacao tostate e, possibilmente, peperoncino (contro l'affaticamento), fosse divenuta una
tavoletta solidificata e dolce. Si perchè la cioccolata era la bevanda da viaggio per eccellenza.

Continuo? E poi che c'entra?

Niente. Per l'appunto, sono questo io.

Manilo

p.s. Cos'è sacripante?

Sunday, July 31, 2005

31 Luglio 2005

Itaca

A volte
tra venti e tempeste
urlo adirato al Fato
affinché sveli
l’Itaca degli irrequieti;

quiete impone
quell’immortale silenzio
serafico agli infuocati dardi
che squarciano coltre e cielo.

E’ il tempo
divina creatura umana
otre e miele di tutto
dei canti d’indole passata
come dei bagliori del futuro.

Uomo ama e intendi,
con la ragione ricopri
di pelle di capra il dolore;
fuoriuscendo il lamento
sarà musica
e l’Itaca che attendo.

Manilo Busalacchi

Tuesday, July 26, 2005

26 Luglio 2005

Pozza.

Dico che sorvolo
e sono a terra,
il viso nella pozza
d’acqua stantia
che nelle remore traspare.

Mentre odo
richiami
e gozzoviglie in festa
ingoio boccate lerce
madide di limo.

Svilito
m’adagio al fondo
d’imbellettato e fango;
il cielo m’incupisce
e la terra s’apre a ventre.

Briciole di rena,
casa d’altura
che smemore
m’accogli.

Manilo Busalacchi

Monday, May 23, 2005

23 Maggio 2005

Vanedda r’amuri.

Vanedda r’amuri
n’abbannio ru curò
‘nno vancu ro pisci
anniato ‘nna liscia
r’acqua trasparenti
nisciuta no cannuolu
misa pi vagnari i linzola
lurdi ro sancu
ri cu s’ammazza ‘po pani
o ‘pi l’essiri malandrinu

Sireni ri tribunali
ca trasunu ro Capu
quannu u iurici passa
e i picciuttieddi ‘co sannu
currunu in festa
comu no iuonnu ra Santa
ca re quattru canti
s’ammutta u carru
‘nfacci a Porta Carbuni

Uommini ca talianu ‘ddievi
fimmini ca mmuccianu marita
pieddunu picciridda
ca scappanu ra calata
pi birri a machina ca sgumma,
cantanu e abballanu
picchì u iurici avi i baffi e riri
e sapiddu chi pensa

fossi ‘o vientu
senza vitra ravanti
oppure o sciroccu ca sciuscia
‘nchiusu rintra ‘dda cascia
ca camina e chi curri.

Manilo Busalacchi

Thursday, March 03, 2005

3 Marzo 2005

Silenzi.

Silenzi d’ovatta,
panni colati
di parole brunite.
Voli e remore,
franti sui bastioni
di castelli remoti.
Destini distratti,
evasi ricami
cenni del caso.
Spazi riversi
parvenze d’infinito;
argini sciorinati d’impeto
nei circoli di sordide urla.
Fuga del corpo
nella mente
in viaggi sognati
nell’alieno moto del fare.

Manilo Busalacchi

Saturday, February 12, 2005

12 febbraio 2005

Soli.

Soli
con se stessi,
omessi,
in distese
di suoni dismessi.

Morire
di pensieri
nel rimare
fughe
verso il mare.

Disosservare
gente triste
sfiorare
fianchi di paure
e crepitare nel niente.

Manilo Busalacchi

Sunday, December 05, 2004

5 Dicembre 2004

Pulcinella.

Smemore vago
pulcinella incompiuto
tra terre aride
rinsecchite d’acque
o d’imago volte al sogno.

E disegno
in queste mura
capestro di geroglifici
segni con le mani
dal volto verso l’aria.

Qui dove t’aspetto
e preparo meditate di gesta
il lino che avvolgerà
madidi i nostri corpi.

Impavido
nel diverbio intentato
con la parola china
sospesa da qui,
e sino a quel Dì.

Manilo Busalacchi


Leggiadro

Saturday, November 20, 2004

20 Novembre 2004

Immaginare.

Quando incoscienti
usciamo dalle scure stanze
riscendiamo scalini
senza tregue nei rintocchi
sordi dei passi,
rigiriamo il circolo
con il grido in gola
che assorda la mente.

Uno in più,
solo questo
alla collezione di strati
presto levitanti d’oblio
e in agguato digrigna la sera
adagiando quella rugiada
stantia di brina e respiri.

Avanziamo distratti
entro riflessi filtrati
da tepori degni d’artifici;
scaliamo marce
per riprendere la corsa ceca
d’una vita da immaginare.


Manilo Busalacchi

Sunday, October 24, 2004

24 Ottobre 2004

Contro.

Lava
scivoli sulla pelle,
ma inghiotto il magma
e assopisco il lamento;
scagliando l’urlo
adorno le sventure
tue eterne moventi.

Colmo e svanito
senza lacrime e affanni,
ponte di una voce
verbo tra uomini
e cosmo, contro,
intesso parole
da me
verso te.

Manilo Busalacchi