Sogni, alba del cammino, proiezione di luce su timidi schermi, osservi, ti avvicini, li sfiori con mani protese, ed ecco impalpabili immagini evanescenti... Manilo.
"L'approccio dell'uomo con la malattia è vario e complesso; quando le incombenze sono perpetue, e appaiono irrisolvibili, io “mi distacco” dal corpo. Qualcuno mi ha fatto notare che un tale atteggiamento rivela compiacimento, una sorta di vezzo intellettualistico e di ripugnanza nei confronti di ciò che è materia. Ma noi siamo il corpo che abitiamo? Mani, braccia, falangi, pelle e tutto l'assieme di cellule, ci rappresentano? Al di la di eventuali accezioni religiose, è svilente pensare di essere deperibili e così propensi all’estinzione. Credo che nell'uomo ci sia qualcosa di indelebile, che possiamo definire anima, energia o come altro si vuole. Siamo quella parte di noi che pensa, o, piuttosto, l'assieme delle emozioni che proviamo. I sentimenti sono assolutamente rappresentativi di noi stessi, le corrispondenze verso gli altri, la natura, o un divenire in grado di renderci veramente immortali. Il corpo, in fondo, è uno strumento; da curare per far volare la mente, ora e oltre."
Manilo Busalacchi
Son movenze, le tue, quelle in cui muto, incantato nei fruscii dell'aria; uniti da fati e umori di terra, arpeggiamo parole inclini come rigoli d'acqua.
Fotografia di Michael Melford.
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