5 Agosto 2003.
Consorte.
Dannata vetrina,
tra noi lo specchio
e pensule insegne
inclini al lato.
Ignobile pallore,
quel Che mostri e col lustro inganna
finto castello, riflesso volto all’anta.
Eclisse, mia infame consorte
al verso concedo
atti di confessione a pagine svogliate:
due pieghe d’addome
accenni d’aria scarna
e gorghi di sudore.
Cedo il passo all’aspettare
nei giorni degli echi ridondi,
tra fune e pareti
e il capo verso,
assaporo sensazioni
libere di briglie e piedi,
vuoto, come l’assenza d’ogni carnevale.
Manilo
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