(Email dell'11 Luglio 2002)
TONFO
Non ricordo oramai, me ne scuso, e avrò a rimproverarmene per quei secoli intrisi di milioni di istanti che separano da me l'oblio; di tempo ne è trascorso, ma nella mente, e ogni attimo è il continuo tonfo d'un dire che tarda, come l'ombra, come tutto.
Ci fù un dì, ma ne interverranno mille a mutarlo, in cui sentii la pelle raggrinzirsi, trasformarsi e svecchiare, fu un giorno lento come mai più, perché altri giorni, uguali, non saranno più possibili.
Ricordo, il rintocco delle 17 e pochi spiccioli di minuti a venire, poi un tonfo, e la deflagrazione fu irreversibile. Era morto, annientato, Giovanni Falcone, e con lui, purtroppo, le sue idee, che idee non furono, ma semplici e sferzati sentimenti. Lì sono nato, e quell'etere rivendico, m'inchiodo al mio rovente davanzale e aspetto e rifletto.
Sono giorni, sono anni, ma cosa importa se il tempo è nozionismo dell'uomo e l'uomo, è risaputo, è evanescente come la rena dei mari. Dal torpore, è riemersa una coscienza, la mia; già questo è un segno...
Manilo Busalacchi
Thursday, July 11, 2002
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